80° Anniversario della Zona Libera

Norcia 8 dicembre 2024 presso DigiPass

A ottanta anni dalla nascita della zona Libera di Cascia e Norcia

1944-2024, Incontro, dibattito per l’ottantesimo anniversario della Zona Libera di Norcia e Cascia. Norcia 8 dicembre, ore 10:00 presso la sala del DigiPass.

80 anni Zona libera Cascia Norcia

La zona Libera di Norcia e Cascia

Il Territorio Libero di Cascia e Norcia è un’esperienza emersa nella Valnerina umbra, la cui nascita, nella sua accezione più ristretta, può essere datata al 15 febbraio 1944, giorno in cui, a seguito del controllo di Norcia, venne ufficialmente annunciata la sua creazione.

Al centro di questa vicenda si trovò la Brigata Antonio Gramsci, guidata inizialmente dallo jugoslavo Svetozar Lakovic, noto come “Toso”, e successivamente dal commissario politico Alfredo Filipponi “Pasquale”.

Tuttavia, esistono interpretazioni più ampie riguardo a questa esperienza resistenziale. In particolare, Celso Ghini “Luigi”, inviato del CLN di Roma, nel dopoguerra affermò che la zona libera fosse esistita già dal settembre-ottobre 1943, includendo tutte le aree tra Umbria, Marche meridionali e Lazio, dove i tedeschi si sentivano vulnerabili, come testimoniato dai noti cartelli “Achtung Bandengefahren”. In questa ottica, la Brigata Gramsci non fu l’unica formazione partigiana coinvolta; altre formazioni umbro-marchigiane, sotto la supervisione di Ghini, giocarono un ruolo significativo, tra cui la banda di Ernesto Melis, specificamente attiva in Valnerina.

La consapevolezza che Norcia e Cascia rappresentassero “la prima zona libera d’Italia e, quindi, il primo esperimento di autogoverno attuato dai partigiani” si consolidò solo durante le celebrazioni del Trentennale, nel 1974-1975. Fu in quel periodo che a Norcia si tenne una Tavola Rotonda, i cui Atti sono stati pubblicati solo nel 2014 (“Il Territorio Libero di Norcia e Cascia a 70 anni dalla proclamazione 1944-2014”, a cura di Andrea Martocchia, con prefazione di Francesco Innamorati e introduzione di Costantino Di Sante – Ed. Odradek, 2014).

Negli anni recenti, la questione è stata oggetto di approfondite ricerche, focalizzandosi su due aspetti principali. Il primo riguarda il contributo dei partigiani stranieri, in particolare jugoslavi, negli sviluppi militari e politici della situazione. Gli antifascisti jugoslavi, 230 sui 1.155 effettivi della Brigata Gramsci, si trovavano in zona in quanto fuggitivi da numerosi luoghi di detenzione e internamento, prevalentemente giovanissimi militanti con una solida formazione ideologica e pregressa esperienza di guerriglia. Il gruppo jugoslavo della “Gramsci” si organizzò attorno ad alcuni detenuti politici nel carcere di Spoleto, creando legami con un altro nucleo comunista dell’Umbria meridionale, composto da operai, contadini e montanari del Ternano.

Il secondo aspetto riguarda la dura repressione tedesca avvenuta nei primi giorni di aprile 1944. Attive nei pressi delle principali strade consolari che conducono da Roma verso il nord-est e l’Adriatico, la Brigata “Gramsci” e altre formazioni nella zona divennero una fastidiosa minaccia per le retrovie naziste, compiendo ripetuti attacchi ai convogli militari.

La situazione divenne particolarmente critica per i nazifascisti con gli eventi di Poggio Bustone e la successiva presa di Leonessa, definita dalla Wehrmacht “Hauptstützpunkt der Banden”, ovvero il principale presidio delle bande partigiane, come sottolineato dal Gen. Enzo Climinti nelle sue ricerche. Ciò portò a una violenta rappresaglia da parte dei nazifascisti, che colpirono l’area con una forza impressionante, causando almeno 300 morti; a Leonessa furono contati 52 caduti, e centinaia di antifascisti e civili furono deportati nel campo di concentramento di Cinecittà.

Questa controffensiva portò a una disgregazione della Brigata “Gramsci”, che tra fine maggio e inizio giugno riuscì a riorganizzarsi, ma con una divisione fra la brigata “Gramsci” guidata da Filipponi, riunita sulle montagne al confine tra Umbria e Lazio e che liberò Terni il 13 giugno, e i battaglioni “Tito” (Lakovic), che si spostarono prima nel versante sud dei Sibillini e poi verso Norcia, dove liberarono non solo la città, insieme ai reparti della “Melis”, ma anche tutta l’Alta Valnerina.

Il Territorio Libero di Cascia non ebbe prerogative inferiori rispetto ad altre zone libere della Resistenza italiana. Vi sono evidenze di un’amministrazione della vita civile, come il pieno controllo della cittadina di Cascia per tre mesi, la gestione dell’ospedale civile, un posto di ristoro, il controllo dell’economia locale (distribuzione di viveri, mercato, fissazione dei prezzi), e l’istituzione di un Comitato di assistenza per le donne e un tribunale militare, oltre all’organizzazione della stampa e della propaganda.

L’importanza di una trattazione del Territorio Libero di Cascia nella storiografia contemporanea risiede nella precocità di questi eventi, avvenuti prima dello sfondamento della linea Gustav e della Svolta di Salerno, e prima della formalizzazione delle formazioni resistenziali italiane in Brigate garibaldine da parte del CLNAI. Un fatto clamoroso è che Roberto Battaglia, uno dei più illustri storici della Resistenza italiana e originario di Norcia, fu testimone e protagonista diretto degli eventi.

Questa esperienza ha avuto una rilevanza politico-sociale unica, rappresentando uno dei pochi casi in cui l’Italia rurale, fondamentale per la mobilitazione partigiana, si è incontrata con la componente operaia e quella straniera dei partigiani jugoslavi.

Si auspica quindi che la straordinaria vicenda del Territorio Libero di Cascia possa finalmente ricevere il riconoscimento che merita nella memoria locale, nazionale e internazionale.

Zona libera Norcia Cascia

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