Dedicare uno studio al formaggio pecorino ed alla ricotta
di pecora attraverso i metodi dellintervista diretta
ai produttori e della documentazione fotografica, che - fra
tanti aspetti possibili - sono stati scelti in quanto fertili
di indizi, ha lo scopo di valorizzare il prodotto ed evidenziarlo
come fattore di qualità del territorio.
Il carattere di questa indagine, non si presenta omnidisciplinare:
sono state volutamente omesse sia le puntuali illustrazioni
delle caratteristiche fisiche e chimiche del latte, del caglio,
del prodotto finito e dellambiente naturale, sia le
caratteristiche degli attori principali del formaggio:
le pecore, proprio per evitare quello cui sembrano soffrire
oggi le pubblicazioni a vasto raggio dargomento: lorganicità,
un fine ambizioso e difficilissimo da centrare!
Per sviluppare il tema si è partiti dal constatare,
dal passato ad oggi, una diffusa presenza di ovini a Castelluccio
di Norcia, presenza che forniva sì, lana o carne ma,
soprattutto, formaggio.
Già Plinio il Vecchio - I° sec. a.C. - nella sua
opera enciclopedica Naturalis Historia in merito
alla provenienza dei formaggi presenti sul mercato romano,
fornisce la prima notizia di un formaggio pecorino prodotto
in Umbria: il sarsinate.
E, dallanalisi e lettura della copiosa documentazione
che, nelle differenti epoche storiche, illustra le varie fasi
ed il metodo usato per la produzione di formaggio si scopre
che la tecnica di lavorazione, a Castelluccio di Norcia, prevede
le stesse fasi descritte da celebri studiosi, ma, assume carattere
di operazione artigianale che la sapienza popolare ha affidato
alla tradizione orale, senza lasciarne tracce scritte.
Nelle righe seguenti sono riportati i brani di due eminenti
scrittori in materia di cacio:
lagronomo latino Columella nel capitolo de caseo facendo
della sua opera Larte dellagricoltura
ove si appresta a descrivere i momenti del processo di trasformazione
del latte in formaggio, informa che il migliore è quello
fatto con latte fresco di pecora cui si deve aggiungere il
caglio di agnello o di capretto:
e appena il latte si sarà coagulato, subito
si versi in cestelle di giunco o in panieri di vimini, o nelle
forme, perché è molto importante lasciar scolare
il siero fin dal primo momento, e separare la materia coagulata.
Per questo i campagnoli non aspettano che coli da solo poco
a poco, ma, appena il cacio ha acquistato una certa consistenza,
vi pongono sopra dei pesi che facciano uscire il siero, poi,
quando lo hanno tolto dalle forme o dai panieri, lo collocano
in un luogo scuro e fresco perché non vada a male,
su tavole pulitissime, lo cospargono di sale in polvere perché
trasudi ogni umore acidulo; quando si è maggiormente
indurito, si preme con grande forza perché assuma compattezza,
e di nuovo si spolverizza di sale fino e si fa addensare,
mettendovi sopra dei pesi
e si mette in un luogo ombroso su tralicci fatti a
questo scopo, disponendolo in modo che una forma non tocchi
laltra, e si lascia seccare moderatamente. Poi, perché
rimanga più tenero, si ammucchia in un luogo chiuso
e non esposto al vento, su diversi tavolati. Così non
riesce né pieno di buchi, né salato, né
secco; dei quali difetti il primo suole verificarsi se il
cacio è stato poco pressato, il secondo se è
stato troppo salato, il terzo se è stato inaridito
dal sole
mentre, nel periodo a cavallo tra il sec. XIV ed il XV, Corniolo
della Cornia ne La Divina Villa descrive il modo di fare il
formaggio in Umbria in questo modo:
di puro lacte si aggiongono di coagulo di grandeza
di una oliva acciò che si strengha
è
meglio quello de le pecore che quello di agnello
al quale lacte strecto se ne deve trarre tutto el siero,
con strengendolo anco con pesi; come è cominciato ad
assodare si pone in loco oscuro et freddo et premuto altra
volta aggiuntoci li contrappesi per acquistata sodezza
doppo alquanti dì che le forme già son
assodate, sordino per le grate, in modo che non tochino
luna allaltra, ma sieno in loco chiuso, rimosso
dal vento acciò che conservino la tenereza et la grasseza
A Castelluccio d Norcia, la produzione casearia era - ed
è - affidata alle donne ed alle giovani della famiglia,
che fino a non molti anni fa annoveravano tale arte tra le
ricchezze della dote.
Dalla viva voce dei casari residenti a Castelluccio
e dalla documentazione fotografica realizzata nella cantina
di un fabbricato allestremo limite del paese, si svelano
le regole tradizionali e ritualizzate necessarie per preparare
il peculiare formaggio pecorino e la ricotta di pecora. |