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Alimentazione quotidiana e alimentazione festiva a Castelluccio di Norcia
Raccolta di Prodotti Spontanei

Oltre alle varie coltivazioni, a Castelluccio si trovavano, in primavera e in estate, diversi prodotti che nascevano spontaneamente come alcune specie di funghi commestibili. I prati intorno al paese sono pieni di fungaie.

...li funghi da noi ce fanno li turini, so boni, da noi non c’è morto mai nessuno co li funghi. Le loffe, ci sta qualcuno che se le magna pure mò, appena che nasce, fresca. Ce facevamo la pasta, oppure sti funghi se cocevano pure dentro al forno de la stufa. Prendevi il fungo sopra ce mettevi l’olio, l’aglio, un po’ de sale (Caterina Cappelli)

...funghi su da noi ce stanno, tanti, ce stanno proprio i turini su da noi, ce stanno le fungare, so piene (Miranda Coccia)

...li funghi si che se mangiavano sempre. I funghi a Castelluccio so speciali, (Erminia Pasqua)

...li funghi, i funghi de Castelluccio non hanno mai fatto male a nessuno, so bonissimi e li cucini come vuoi (Eligia Testa)

Il tartufo a Castelluccio non si trovava, infatti i miei intervistati l’hanno conosciuto e mangiato dopo essere scesi ad abitare a Norcia. Si mangiava il caciommacio, un bulbo perenne, nero all’esterno e bianco all’interno, simile al tartufo.

...c’era una qualità d’erba tipo tartufo però non era tartufo, era chiamato, però non veniva utilizzato, in dialetto je dicevamo caciommaci era un’erba che nasce su pe la montagna. Li caciommaci è na piantarella che nasce sotto terra così, su verso il Vettore, però non è nè tartufo nè niente. Sa de un sapore che non te saprei nemmeno di, però a quei tempi se mangiava. Mentre che raccojevi la lenticchia te ne capitava uno, lo scrostavi e lo magnavi, non era utile (Anna Perla)

...li caciommaci, quanno annavamo giù a l’aia e quanno che pulivamo la lenticchia, che se spalava co la pala, quelli cascavano intorno, intorno. So tutte cose stagionali, l’inverno no, non è che se trovano sempre. L’inverno un po’ de neve e un po’ de vento trovi, poi per quattro mesi poi trovà anche un po’ de sole (Erminia Pasqua)

...il caciommacio per dire è sparito, pochi ce ne stanno, da quanno ce stanno sti trattori, ste cose so sparite. Quanno seminavi la lenticchia ce nascevano, il caciommacio è un affare tipo lo tartufo, tutte cosette così nere, però dentro so bianche, allora ce li magnemmo, c’avevano un sapore bono (Riccardo Testa)

...i caciommaci che so come quanno qui li cani trovano come li tartufi. Così sù so certe pallette nere fuori, però se tu li pulisci là dentro so bianchi, che noi non l’avemo mai apprezzati a niente, cioè che se tu piavi questo qui e facevi tipo tartufo sarà stato meglio del tartufo. Mò non lo so se ce stanno più, un tempo ce stavano le bestie, tante pecore pe stabbià. Noi ce lo mangiavamo, noi regazzine, lo puliscevamo e ce lo mangiavamo così, crudo (Maddalena Conti)

...li caciommaci è robba che nasce sotto terra come li tartufi, li maiali come li trovavano bene. Lo coglievi lo pulivi, lo spellavi e se mangiava così, era pure bono (Sirio Coccia)

...c’era na specie de tartufo, li caciommaci. Perché li caciommaci erano tipo lu tartufo, era una radice (Caterina Cappelli)

Sui Piani di Castelluccio nascono molti cardi, quelli più piccoli venivano colti, spellati e cucinati, erano molto simili ai carciofi.

...li scarducci so come tipo carciofi, è tutta robba rustica che si trova su la montagna, se cucinavano come li carciofi (Anna Perla)

...le cardarelle, cioè li scarducci, je se levavano le foglie e se mangiavano
(Erminia Pasqua)

...li scarducci sarebbero li cosi, so come li carciofi, anzi so meglio de li carciofi, so cardi che c’ hanno un coso là mezzo, tu lo prendi, lo repulisci e te rimane la polpa e te lo mangi. Nascono giù al Piano, là sotto il Vetore
(Lucia Cappelli)

...li cardi, li scarducci ; li cardi se levava tutto quel pelo, poi li tajavamo. A me me piacevano tanto li cardi, li scarducci erano più piccoletti (Miranda Coccia)

Si mangiavano anche i violatri ossia gli spinaci selvatici, ancora oggi vengono cucinati come gli spinaci coltivati.

...li violatri,i spinaci bastardi quelli si che so boni, se lessavano e se passavano in padella, e anche de cicoria ce n’è tanta (Anna Perla)

...dopo i violatri, bonissimi, se cucinano come gli spinaci, perché so spinaci bastardi. Però so bonissimi ce poi fa pure li gravioli, tutto, ripassati in padella so proprio boni. Poi c’avevamo noi la cicoria che è bonissima (Eligia Testa)

...se trovava la cicoria, i violatri, che sono gli spinaci selvatici
(Erminia Pasqua)

...noi je dicemo i violabri che è lo spinacio bastardo (Riccardo Testa)

Si trovavano molte erbe ricche di vitamina C, come li canniji che sono gli steli della sazetta, ossia l’acetosa apprezzata soprattutto per le sue qualità dissetanti e le scallareje ossia le bacche della rosa canina.

...la sazetta era una insalata piccoletta che se trovava sempre. Quella serviva per dissetacce a noi, quanno che c’avevamo sete ce pijavamo sta sazetta che se metteva in bocca ; so tutte piantine piccole, come la cicorietta de Norcia, i faricelli, come quelli (Miranda Coccia)

...la cicoria, la sazetta. Poi doppo ce stavano li canniji, che è tutta una pianta, la sazetta verrebbe mò, a giugno, c’ha tutte belle fojette che vengono su, doppo li in mezzo a questa ce vengono li canniji, perché fiorisce. Era una specie de sparaci, sopra poi viè lo seme, il cannijo è il tronco. Viene su bello fresco, viene tenero che se mangia così crudo, è aspretto ma è bono (Riccardo Testa)

...poi c’era la sazetta che è un po’ aspra, è tipo la rucola, se mangiava così. Poi li cannij che so tipo gli sparaci, però era certa erba come un tubetto fresca e su da capo facevano come il seme, come lo sparacio. Noi ce facevamo le trecciole e ce li magnavamo così, crudi (Maddalena Conti)

...li canniji è un’erba, la sazetta. Li canniji so come l’asparagi ne facevi un bel mazzetto e li mangiavi crudi, così, è un’erba che remane un po’ aspretta invece che dolce, ne mangiavamo tante noi (Sirio Coccia)

...la sazetta è un’erba, è dolce che se mangiava per dissetare, annavi lì la coglievi e te la magnavi. So piccole e c’hanno la forma de cuore, la coglievi e te la magnavi, cruda (Caterina Cappelli)

...li cannij, che erano certi alti così no, però erano boni da mangià, ed erano li cosi della sazetta, un po’ come l’asparagi, se trovavano da giugno in poi (Eligia Testa )

Il marsino era l’uva spina, veniva chiamata in questo modo perché faceva i frutti a marzo.

...il marsino che sarebbe stata l’uva spina, le more, le fragole, da noi ce venivano, quelle erano bone, no queste compre, sul boschetto ancora ce le trovi (Sirio Coccia)

...come il marsino, che era una pianta de uva bastarda, pelosa che nasceva da una pianta a marzo, per questo je dicevamo marsino. Pure le scallareie ce magnavamo, so tipo le ciliegie, so piante che nascono verso la valle de Canatra, quelli boschetti lì, c’erano stè piante. Se coglievano le more, li lamponi (Caterina Cappelli)

...qualcosa poi trovavi, ce stavano le scallareje e lu marsino annavamo a pià. Ma c’erano pure le more, là la macchia, pure li lamponi. Il marsino è l’uva bastarda, è piccolina e pelosa. Noi annavamo a marsino, de marzo infatti viene (Miranda Coccia)

...la cicoria, il violatro che è come se fossero li spinaci qua, le lumache, Su ce nascono le brugne, lo marsino, le scallareje che so certe bacchette però rosse co tutti cosi la dentro che piccano. Doppo ce stà l’uva spina che è lu marsino, le more e lamponi, li funghi si a tuttora, i turini, li porcini (Maddalena Conti)

...le scallareje quelle sò le spine, sò bacche che se le pulisci te le magni quanno diventano tutte rosse. Il marsino sarebbe l’uva spina, quella viè sui boschetti (Riccardo Testa)

...le scallareje se trovano pure qui, so le caccavelle, qui je dicono le caccavelle, so piante alte spinose, so palline rosse. Quelle bisognava pulille perché dentro erano tutte spine (Sirio Coccia)

...se trovavano li caciommaci, la sazetta, i canniji, la cicoria, i violatri, i funghi, le morriche, le fragole. Ce stavano pure le prugne, a la fine de settembre, piccoline (Giannina Argenti)

Oltre a queste erbe si mangiavano anche le lumache e le rane che si trovavano nel Pian Grande.

...anche le lumache erano speciali (Erminia Pasqua)

...le rane so diminuite stavano giù li Mergani, quanno era notte, quelle scappavano, allora annavi giù e le pijavi. Le lumache, sotto il Vetore, le annavi a coje, poi le lasciavi un po’ de giorni a spurgà perché c’avevano la pietra dentro, quelle della ginestra non ce l’hanno, invece quelle su, quelle nostre, la pietra se magnavano, erano bone, una specialità (Lucia Cappelli)

...se magnavano le rane, giù ai Mergani, le lumache a maggio sul monte Vettore, se annavano a coje, partivi la mattina alle sei e tornavi alle due, po esse che ne riportavi due chili, poi se mettevano a spurgà due, tre giorni. Erano una cosa pregiata, insomma facevi sacrifici per mangiare, per tutto perché non c’era niente (Giannina Argenti)

...come pesce a Castelluccio mangiavamo le ranocchie, è una specialità altro che ranocchie, è l’unico pesce che esiste a Castelluccio. Come le facevi erano bone, o arrosto o lesse, col sughetto, come le facevi erano bone, erano una specialità. Anche le lumache, su le montagne le pijavi, le ranocchie le pijavi giù ai Mergani (Sirio Coccia)

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Dott.ssa
Annamaria Onori
 
 
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